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La qualità della vita è gratuita.

Era un bel po’ di tempo che non scrivevo sul blog e vorrei farlo portando la mia esperienza sul come si svolge la stessa pratica in due paesi diversi.

Sapete meglio di me che quando uno decide di fare una attività fisica come quella della palestra è necessario chiedere il certificato medico. Sono andato a chiederlo in Albania dove il certificato viene lasciato da una commissione medica composta da tre medici: tutti e tre hanno dovuto firmare, il certificato mi è costato 1200 lek (senza ricevuta) e non mi hanno fatto nessuna visita.
Tutta forma, zero sostanza. In più i medici non si trovavano in ambulatorio nell’orario del servizio.

In Italia: il certificato, mi ha detto la dottoressa, aveva 1 anno di validità, non ho pagato niente e in più mi ha visitato. Per farlo mi sono bastati 20 minuti di tempo in un ambulatorio accogliente.

Ora, sono cosciente che quel che vi sto dicendo in tanti l’avete vissuto, per non dire cose ben più gravi e costose, ma vorrei partire da questo per misurare la civiltà e qualità di vita di un paese e dell’altro tenendo presente che in Albania, per chi il lavoro ce l’ha, 1200 lek sono una giornata di lavoro.

‘Mi scusi c’è Oggi?’, ‘Oggi no, adesso ho Gente’- ‘Allora passo dopo…’.

E’ proprio su Oggi che Pierangelo Sapegno parlava di gente che 20 anni fa è arrivata per la prima volta in Europa: non come di uomini e donne aggrappati alle corde e ai pennoni di una nave come barbari ma come di persone che, iniziando dalla assoluta nullatenenza, oggi si trovano ad essersi conquistate uno spazio in questo paese e ad essersi costruiti un loro benessere tanto da tornare su quel molo per partire come villeggianti alla volta del loro paese natio. Sapegno è riuscito a dare finalmente un’immagine più attuale e veritiera dell’immigrato albanese il quale non è più una persona ridotta all’indigenza dal regime comunista dal quale proveniva, senza nessuno strumento difensivo nei confronti del paese che l’ha accolto ed ha dettato le condizioni della sua crescita ma è una persona che ha saputo studiare le regole di questa società e utilizzarle per sopravvivere, crescere e realizzarsi fino ad arrivare, in certi casi, al ritorno in Albania per aiutare la crescita del paese.
L’articolo di Sapegno lo trovate in edicola ‘a partire da oggi su Oggi’, consiglio vivamente a tutti voi di leggerlo.

Changing World

Il mondo sta cambiando o meglio il mondo è cambiato.

E’ cambiato da quando gli albanesi vanno in tutta Europa senza visto parcheggiando i gommoni sulle belle coste dell’Albania.
Il mondo è cambiato da quando gli italiani vanno a lavorare in Albania.

E infatti è in corso una contro-tendenza a portare le produzioni in Albania mentre in Italia il mercato del lavoro si fa sempre più difficile e non conveniente anche perché l’imposizione fiscale è ormai al 52% senza garantire più alcun servizio pubblico affidabile: non i trasporti, non la sanità, non la scuola, non le amministrazioni comunali che si fanno pagare marche da bollo anche per un semplice certificato storico di residenza. Tutto ormai viene pagato due volte dai lavoratori.

Gian Antonio Stella dovrebbe scrivere un altro libro, “oggi gli albanesi siamo noi”, ormai è obsoleto “quando gli albanesi eravamo noi”.

Quando c’era il Kanun le Iene non esistevano.

Ho pensato diverse volte di dire la mia sul Kanun, ma ora, dopo il servizio delle Iene non posso tacere.
Faccio una piccola premessa e che sia chiaro una volta per sempre: Il Kanun secondo me non dovrebbe trovare applicazione oggi in nessun angolo dell’Albania.
Ma al Kanun non sono imputabili tutte le disgrazie della collettività.
Detto questo condanno tutte le trasmissioni e che con il loro servizi diffamano il Kanun e non rilevano l’assoluta inefficienza della legge in vigore.
Io ritengo che il fatto che oggi si applica ancora il Kanun non è colpa del Kanun stesso ma della legge in Albania che come si può vedere non può dirsi ‘in vigore’.
Il Kanun era una legge del popolo creata e tramandata oralmente quando non esisteva la repubblica dell’Albania. Oggi, dato che abbiamo un paese debole e mal organizzato che ci mette anni per contare i voti e non è veramente presente su tutto il territorio albanese, il Kanun sopravvive in luoghi in cui lo Stato non c’è. In Italia questo CAPITO’ quando nacquero le cosche mafiose con le LORO regole d’onore e faide fra famiglie che ancora oggi non sono finite e convivono a latere delle leggi del paese. Curioso che il programma italiano non abbia saputo fare questo accostamento assolutamente pertinente.
Vorrei ricordare a tutti gli alti valori giuridici che aveva la nostra legge consuetudinaria: 1 – la certezza della pena, 2 – l’uguaglianza, 3 – l’importanza della chiesa, 4 – la grande attenzione per i più deboli, donne e bambini. Quindi prima di condannare una delle sue regole, sicuramente ormai vecchie e sorpassate, forse sarebbe stato corretto parlare di cosa sia stato veramente il Kanun per gli albanesi. Non a caso gli autori del programma stesso ammettevano che quella regola, per quanto iniqua sia al giorno d’oggi, è profondamente radicata nelle stesse famiglie che oggi ne sono vittime.

Il consiglio per tutti (ma sopratutto per le associazioni fantasma in Italia) allora è sempre lo stesso : prima di parlare bene o male di una cosa è bene conoscerla. Nel caso del Kanun : leggetelo.

Chiudo questo post amareggiato con un proverbio indiano: “Prima di giudicare un uomo cammina per tre lune nelle sue scarpe”.

Ho votato ma non ho contato.

Due settimane fa a quest’ora ero in Albania per votare dopo aver riflettuto sul fatto che il mio parere di 2 anni fa, quello di far parte del partito dei non votanti, fu contestato da diversi lettori del blog. Io sostenevo che anche chi non vota ha delle ragioni molto fondate ed è molto democratico non votare. Nessuno dei candidati mi piace, vuoi per il curriculum che ha, vuoi per le promesse che fa e non mantiene.
Il giorno 8 maggio ho votato il meno peggio, ma anche facendo così non si sa se ho fatto bene o male perché il mio voto, quindi la mia volontà, non si sa che fine farà o se veramente sarà contato.
Sono passati 15 giorni e non sappiamo ancora i risultati della grande capitale Tirana.
Subito dopo la chiusura dei seggi ebbi una chiamata che mi disse che aveva vinto Basha per 20 voti e anche ieri sera un altra chiamata che è in vantaggio di 99 voti, tutte da fonti non ufficiali.
Vorrei paragonare l’Albania con il paese di fronte, in Italia si è votato una settimana dopo, ci sono già i risultati, si rivoterà nei comuni a ballottaggio e risultati arriveranno prima del paese delle aquile.

Kadare ha mandato una lettera a Basha in cui lo invita a ritirarsi, Lui ha replicato che il suo ritirarsi sarebbe anti-democratico.

Intanto una cosa è certa: mentre loro fanno finta di contare e di protestare nei primi quattro mesi del 2011 il debito pubblico è aumentato di 2,9 miliardi di lekë, e questa è una notizia preoccupante sia per chi sostiene Rama che Basha.

Un altro fatto preoccupante sono le proteste sollecitate dal solito Rama, si sono sempre dimostrate violente e hanno portato a vittime. Non sarebbe meglio a questo punto portare i due contendenti in un “ring” a combattere fisicamente e non i poveri cittadini nelle piazze di Madre Teresa e di Scanderbeg???

Domenica. Il popolo delle aquile all’esame di Democrazia

Dopo due anni di assenza i politici Albanesi sono tornati fra la gente per scroccare il voto alle elezioni amministrative.
Non trovate orripilante che la stessa persona di 3, 4 anni fa ritorni a prometterci le stesse cose in cambio della stessa cosa : il voto??
Ho messo il titolo di “esame di democrazia”per ricordare che in Albania anche dopo 20 anni di democrazia non sono assenti atti di violenza e di disordine pubblico durante e prima delle elezioni. Proprio ieri è stato picchiato violentemente il candidato del partito democratico insieme al suo conducente.
Due anni fa un deputato della sinistra davanti ai seggi elettorali pagava gli elettori in cambio del voto e come prova le persone dovevano auto-filmarsi tramite una penna con fotocamera incorporata da lui stesso fornita.
Ecco: l’esame di democrazia in questo caso non è stato superato.
Artur Plasa, studioso e residente in Italia da 20 anni, ormai cittadino Italiano e titolare di due lauree conseguite nella capitale lombarda, mi confessa la sua preoccupazione e la sua delusione per le cose che sente dire e vede fare nella sua amata terra di origine. Sostiene anche lui che fare politica in Albania equivale fare gli interessi personali e non quelli dei cittadini. Questo è il motivo della presenza dei politici in tutte le vie e angoli delle città: ottenere un voto, raccontare alle persone quello che vorrebbero sentirsi dire, ragionando con la loro testa per perseguire il proprio personale obiettivo di potere.
Il Dot. Plasa è convito che per le persone oneste in Albania fare politica coincida nell’entrare ricchi e uscirne poveri e non il contrario. Io personalmente vedo solo il contrario: vedo persone povere e non istruite entrare in politica e con il tempo ingrassare e riempire i muri con i loro titoli di studio, monopolizzando aziende e vendendo beni pubblici a fini personali.
Superano molto bene gli esami personali ma non quelli del bene pubblico e della responsabilità di cui si sono fatti carico.
Plasa vede la maggior parte degli elettori albanesi come dei tifosi che si lasciano prendere dalle emozioni senza analizzare bene la strada che si percorre seguendo la filosofia del politico preferito. Lui consiglia di soffermarsi a pensare al bene collettivo senza diventare dei perditempo della politica.

Io credo che il più grande errore che sta facendo il popolo albanese è che non sta dando tempo al tempo. Vuole tutto subito, trascurando che le cose ottenute in fretta non sempre vengono bene e con il tempo generano danni irrecuperabili.

per GliItaliani.it