Caro Monti, non ci siamo.

Mi si era allargato il cuore quando ho avuto la notizia delle dimissioni dello psico-nano e l’ho vista scegliere i ‘Grandi Cervelli’ per sanare il Paese invece che gli incompetenti Ministri che hanno distrutto tutto ciò su cui hanno messo le mani, ma oggi anche lei mi ha fatto amareggiare.
Trovo molto belle le parole “Decreto salva Italia” ma salvare l’Italia non vuol dire succhiare anche il midollo agli italiani, perché l’Italia mi piace insieme agli Italiani, degli Italiani sani, felici e forti economicamente il giorno di natale e del capodanno. Da questi Grandi Cervelli mi sarei aspettato non solo ingegno ma azioni coraggiose, di quelle che fanno la Storia.
Aumentare le accise vuol dire non consentire a un poveraccio con contratto a termine di andare al lavoro nemmeno con uno scooter. Parliamo di persone a cui sono state tolte tutte le sicurezze lavorative senza costruire attorno a loro un forte Stato Sociale come accade nei più evoluti Paesi Europei. E che ora non potranno avere più nemmeno l’aiuto dei genitori con le loro pensioni.
Non consentire ad una persona di andare in pensione in questo momento di inesistenza di una politica del lavoro vuol dire far mancare il latte a suo nipote, e questo farà si che gli italiani non si sposeranno e che non nasceranno altri piccoli Monti. Vuol dire tenere legate al posto di lavoro menti anziane, non elastiche, non più produttive e non aiutare lo sviluppo dell’economia. E questo continuando a tagliare la sanità e i servizi al cittadino, lasciando le persone sole a sopravvivere pagando tutto quel che producono e non potendo usufruire di nessun servizio: non un ospedale, non investimenti nella ricerca, nessuna garanzia sul posto di lavoro, nessun intervento veramente profondamente strutturale. Solo cassa.

Tassare i più deboli è da vigliacchi. Tassare i poveri porta allo sterminio di una nazione: vuol dire Monti alleato dei forti approfittatori dell’Italia.
Gli Italiani le sarebbero grati se lei tassasse i Dentisti, i Farmacisti, le grandi aziende, tagliasse i fondi ai politici, combattesse la mafia e la vera evasione, quella vera evasione che si chiama Politica, Chiesa, Banca, Camorra ecc. Se a fronte di questo sacrificio necessario nell’immediato avesse detto agli italiani ‘a lungo termine però desidero realizzare tutte queste cose’, forse avrebbero potuto capire.

Ma questa manovra è ancora una volta mettere le mani in tasca agli italiani onesti invece di andare a chiedere finalmente un contributo obbligatorio a chi, fino ad oggi, ha derubato quelle persone oneste gettandole in questa situazione angosciante.
Il fine, questa volta, non può giustificare questi mezzi. Non è più accettabile. Non doveva porsi come il Guicciardini della politica, ci aspettavamo di più da lei.

Inoltre vorrei dire che non basta affermare di rinunciare al compenso da Premier, tassare gli yacht e compiere gesti pressoché simbolici per dare agli italiani il ‘contentino’ di chiedere ‘un euro su mille’ a chi fino ad oggi non ha pagato.
La gente è profondamente stanca delle chiacchiere di chi non fa come primo gesto un gesto calvinista e forte: tagliare drasticamente i costi attuali (e non futuri) della politica corrotta e ladrona che si è vista finora.
Non c’è italiano che non abbia fatto due conti su tutti i soldi rubati in questi anni capendo che se avessimo quei soldi oggi non dovremmo rinunciare alla qualità della nostra vita.

Se continua di questo passo le chiedo soltanto una cortesia: di chiamare il decreto o ‘salva Monti’ (un Monti che ha deciso di non urtare nessuno), o ‘salva Casta’ (il ricatto della Casta rende senza valore il Governo tecnico con le mani legate) oppure ‘salva Ricchi’ ma non ‘salva Italia’, perchè l’Italia nasconde in se dei valori che vanno oltre a quei fancazzisti, faccendieri, maneggioni, volgari ladri di polli che la circondano.
Come diceva Giovanni Boccaccio: ‘ Le leggi devono essere comuni e fatte con consentimento di coloro a cui toccano’.

Pubblicato il 6 dicembre 2011, in Politica con tag , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. 1 Commento.

  1. Condivido con qualche perplessità.

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